I cristiani, in particolare modo i cattolici, sono oggi rappresentati ottusi e superstiziosi, goffi al cospetto della modernità, come gli uomini dal baffo azzimato e le donne imbustate, in posa nelle foto ingiallite dal tempo.
Caricature proterve, eterne zavorre delle umane “magnifiche sorti e progressive”, travet di una fede claustrofobica, che impedisce all’uomo di godere senza sensi di colpa le prelibatezze della carne, ed è sempre due passi indietro rispetto al progresso civile.

Quando ci si imbatte in un uomo o una donna cristiani che hanno profondamente vissuto e inciso nella contemporaneità, si prova a nasconderli, o a negare il contributo che alle loro opere e ai loro atti ha dato la fede. Si sottolinea sempre, se possibile, la loro distanza dalla cosiddetta chiesa ufficiale, la loro libertà di critica e di pensiero, il rifiuto dei dogmi. Sono sempre dei “freak”, anomalie ripudiate, oppure pedine astutamente manovrate dal clero per rianimare la propria immagine appannata.
Distribuita alla chiesa la sua dose di colpa (che c’è ed è pesante) per questa triste vulgata, bisogna ammettere che oggi nessuno sa più cosa significhi coltivare una fede, religiosa o laica che sia.
Nessuno osa immaginare che ci si possa confrontare con l’infinito, la Storia, la Chiesa mossi da passione, contraddizioni, dubbi e lacerazioni, senza scandalo. Che l’incontro con Cristo possa accendere la vita, e non spegnerla tra le pieghe di un ozioso conformismo.
Da giovane, cercavo grandi intellettuali che mi ispirassero (sì, ero strano, ma non ero l’unico, come direbbe Lennon) e ignoravo che ce ne fossero anche tra i cattolici, tra i cristiani del mio tempo.
Questo blog, che vorrei umile, aperto, costruttivo, nasce dal desiderio di raccogliere e testimoniare l’esperienza di intellettuali, artisti, romanzieri, filosofi, rapiti per un giorno o per una vita dalla prospettiva cristiana, che ha ispirato loro un’intera bibliografia o un singolo sonetto, che continua a brillare con l’antica imperturbabilità delle stelle, ignare d’essersi spente da secoli.

Si tratta in molti casi di “strani” fedeli, non solo cattolici. Certamente strani rispetto al giudizio contemporaneo, talvolta effettivamente in contrasto volontario o passivo con le istituzioni ecclesiali intorno a loro, ma non come regola. Alcuni reazionari, altri progressisti, secondo le categorie del tempo.
Molte grandi eresie avevano in comune l’aspirazione di trovare o ritrovare il reale spirito evangelico, e il mio scopo non è giudicare la singola esperienza di questo o quello, ma di restituire, per quanto mi è possibile, il senso di una ricerca, di un confronto, di una dolorosa domanda che rischia di perdersi totalmente nella vacuità di questi tempi post-post moderni.
Non è in pericolo solo la chiesa, attraversata da tentazioni scismatiche e da scandali sessuali, ma la radice stessa della domanda esistenziale cristiana (anzi, la domanda esistenziale tout-court), perduta la quale rischia di perdersi l’integrità stessa dell’uomo, ora minacciata anche dalla sleale concorrenza tecnologica.
L’investigazione profonda di questa radice, d’altra parte, credo debba costituire l’eterna spina nel fianco anche dei credenti. L’incombente eclissi della cristianità e la progressiva marginalizzazione dei credenti sollecitano, talvolta, risposte comprensibilmente difensive che precipitano, o rischiano di precipitare, nell’autoreferenzialità, o peggio in sinistre trincee liberticide. A fare la differenza, tuttavia, non è solamente il fronte da cui si combatte la guerra, è anche il modo in cui si conduce la battaglia.
Questa è una modesta, debole traccia dell’avventura del senso religioso. Ma per fortuna, cito ancora Lennon, “I’m not the only one”.